Rubrica a cura di Marilisa Brocca


INTERVISTA A DINA MOSCATO
A cura di Marilisa Brocca

Intraprendere l’arte del batik può essere tanto stimolante quanto “destabilizzante”. La sua mobilità prende il sopravvento su ogni obiettivo ed ogni progetto si abbia in mente. Dina Moscato ha sposato la formula giusta. Lascia che l’idea che la spinge a scegliere questo o quel soggetto sia aperta a 360 gradi, lascia a sé stessa ogni possibilità di interpretazione nuova e intuitiva. Segue la scia istintiva dell’attimo e crea e modifica d’impulso il soggetto diventando attrice ora attiva, ora passiva. Il risultato risulta vincente grazie a scelte intraprendenti e ricche di creatività.

1. Ciao Dina, ti do il mio benvenuto e quello di tutti i navigatori che ti conosceranno con questa intervista.
Le tue opere nascono con la tecnica del batik. un'antica tecnica, se non sbaglio giavanese, molto complessa, che abbisogna di tempi e modi particolari. Come ti sei avvicinata a questa particolare arte?

Mi sono avvicinata a questa antica arte del Batik, tanti anni fa, precisamente durante i miei studi artistici a Forlì. Qui ho frequentato l'Istituto D'Arte dove, una sezione era dedicata proprio a questa tecnica. Successivamente ho frequentato l'Accademia di Belle Arti a Bologna e sperimentando diverse modalità espressive. Nonostante ciò il mio interesse continuava a rivolgersi sempre verso il Batik. L'aspetto interessante di questa tecnica è la sua "imprevedibilità" espressiva. Poichè la sua esecuzione è legata ad alcuni fattori come per esempio, la liquefazione della cera d'api e paraffina (insieme servono sia per delimitare il disegno sia per proteggere le successive zone già colorate), il calore dello strumento da me utilizzato, la mia stanchezza della mano, il colore sciolto non uniformemente una screpolatura non vista, l'insieme di questi fattori, possono portare a realizzare un Batik sempre diverso. E' praticamente impossibile eseguire una copia, come è difficile portare sul dipinto delle correzioni. Mi piace in un certo modo che, non sempre sia io a gestire il tutto ma che sia la tecnica stessa a indicarmi il percorso. Gli effetti del dipingere con la tecnica del Batik sono spesso sorprendenti anche quando sono il
risultato di una lunga pratica.

2. Ci sono tecniche pittoriche come la grafica, le acqueforti…. che non rendono l’idea del lavoro e dei molteplici passaggi che necessita la realizzazione dell’opera. Il batik è una di queste. Vorrei insieme a te scomporre l’opera per avere una panoramica delle varie fasi che si susseguono, correggimi se sbaglio: il disegno, la ceratura, la tintura, la fase di eliminazione della cera. Alcuni passaggi ce li hai già illustrati. Parlaci degli attrezzi necessari. Ad esempio ho sentito parlare del tiang-ting, una specie di penna che ti permette di particolareggiare i tratti dei disegni.

I passaggi che hai indicato sono corretti, tuttavia vorrei sottolineare che i vari interventi di cera e poi di colore sono tanti a secondo del progetto iniziale espressivo. Ogni colore è prima determinato e delimitato dalla cera. Forse sono stata ripetitiva? Per ciò che riguarda gli strumenti essi sono: il telaio (varie grandezze) su cui stendo la seta, la cera d'api vergine, la paraffina e lo strumento chiamato tjanting per delimitare le zone piccole e medie, vari pennelli per le superficie più larghe; e i colori per tessuti (seta) io utilizzo una marca francese in quanto più brillanti. Il prodotto ottenuto con questa tecnica è detto KAIN BATIK TULIS cioè batik dipinto a mano, mentre quello stampato è noto come KAIN BATIK TJAP.

3 Certo per chi non pratica questa tecnica ci sono mille cose da scoprire… scusa se risulto essere io ripetitiva ma considerata la complessità di elaborazione del soggetto credo sia necessario pianificarlo e posporre i vari passaggi per il risultato finale, è quindi forse difficile lasciarsi trasportare dall’improvvisazione. Come pensi l’opera, prima, e come riesci a lavorare, dopo.

Ogni opera da me concepita segue un progetto operativo che inizia prima con dei bozzetti e a volte con degli appunti scritti, poi riconsidero il soggetto scelto trasportandolo su un foglio da disegno della stessa grandezza della seta, riporto quindi sulla seta il disegno tracciando delle linee di riferimento per poi contornarle con la cera come primo passaggio.
Tutto ciò sembra programmato senza libertà di intervento, in realtà dal momento che incomincio a lavorare con la cera, tutto può
essere capovolto, cambiato. C'è un’origine ma il percorso e la fine è un’incognita! Il fascino di questa tecnica è proprio la sua natura non sempre lineare ma facilmente variabile.

4. Queste sete fluttuanti, avvolgenti, questi tessuti trasparenti come vetrate artistiche, mi ispirano un grande senso di leggerezza e movimento. Sono opere che oltre a limitarsi ad esporle possono produrre un effetto scenografico straordinario. Hai mai pensato di sfruttare queste caratteristiche in qualche mostra personale. Come?

Rispondo alla tua domanda e, come dici a proposito degli effetti scenografici delle trasparenze della seta, ho cercato diverse tipologie di strutture per meglio evidenziarne gli effetti come per esempio: eseguire dei pannelli per poi realizzare dei paraventi o dei paralumi, delle tende, dei quadri a doppio vetro e ultimamente ho realizzato un'opera con effetti luminosi: una struttura "retroilluminante" con luce al neon con possibilità di appenderlo a parete o di appoggiarlo su un mobile e ancora dei piccoli batik chiusi in doppio vetro inserito su una base di appoggio in legno. Vorrei fare tanto di più, inventare nuove soluzioni ma il tempo è sempre poco!

5. Bella l'idea "retroilluminata", ho già visto altre opere dove sfruttavano l'effetto luce artificiale grazie alle trasparenze dei materiali utilizzati. Restando sul tema scenografico non mi hai però fatto cenno ad un'eventualità che non scarterei: l’arte pittorica, come per la musica, quando la conosci la puoi “suonare” ovunque e su qualsiasi “strumento”. Hai mai dipinto opere da indossare?

Come opere da indossare, ho realizzato nel corso degli anni una serie di gran foulard, parei per il mare, sciarpe, camicie. Attualmente di questa produzione sono carente perchè mi sono dedicata principalmente nel realizzare pannelli in batik come esempio di una variazione di tecnica pittorica (e meno decorativa) vera e propria.
Ho concluso recentemente l’appuntamento alla Fiera di Pordenone, prossimamente sarò presente a Venezia, ad Asolo, a Lignano Sabbiadoro, nelle sale della biblioteca civica a Rovereto nell'ambito della struttura del MART.

6. Molte mostre vedono Dina Moscato protagonista, come appunto Pordenone, oltre che in Italia, anche all’estero: New York, Cina, Svizzera. Un risultato importante che rappresenta l’obiettivo di molti Artisti. Questi viaggi si tramutano inevitabilmente in momenti di confronto e crescita. C’è stato qualche artista che ha saputo sorprenderti. Raccontaci un particolare che ti ha “lasciato il segno” artisticamente parlando.

L’aspetto più interessante dei vari viaggi è stato soprattutto il contatto umano con artisti che ho conosciuto durante le manifestazioni. La conoscenza e il dialogo sull'arte, le idee che si sviluppano durante le conversazioni sono fonte d'ispirazione e di "appunti" da conservare. Per esempio i due viaggi in Cina, prima a Shanghai e poi a Pechino mi hanno portato ad interessarmi alla scrittura cinese, alle sue linee, forme e all'essenzialità dell'immagine, puro esempio di equilibrio espressivo. Anche l'artigianato locale (in genere l'artigianato viene spesso considerato di serie "b") mi ha affascinato per le sue caratteristiche creative ed originale le cui forme, sia quelle del passato che quelle attuali si avvicinano molto al nostro "designer". Sono una persona molto CURIOSA perciò considero un viaggio, una mostra, un'incontro una conversazione come momenti di opportunità di conoscenza e di arricchimento personale e questo non è "banale"!

7. Un estimatore sa riconoscere la mano abile dell’artista, Nel caso del comune visitatore, oltre l’istinto iniziale, da quali dettagli può riconoscere la qualità del tuo lavoro, frutto di passione ma anche di esperienza e professionalità. Con quali occhi deve osservare un’opera in batik.
Mi spiego meglio: se qualcuno acquista un'opera spesso lo fa per istinto, per simpatia del soggetto... per insegnare ai profani ad andare oltre l’istinto e riconoscere un opera di buona qualità quali sono i dettagli utili da conoscere.

Penso che un estimatore dell'arte sia quella persona che abbia in sè una certa sensibilità nell'accostarsi ad un artista, al suo modo di esprimersi, ai suoi colori, alle sue forme alla sua ricerca espressiva, cercando di capire la persona che ha realizzato quel dipinto, quel disegno quella scultura ecc. Allo stesso modo un profano si accosta ad un'opera cercando di capire se quel dipinto è abbastanza vicino al suo interesse e al suo gradimento personale, alla sua voglia di acquistarlo per il piacere di osservarlo in qualsiasi momento. Come dice una massima: “l'Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita"!

8. Una frase, una poesia, come tanti altri artisti forse l'ispirazione nasce casualmente, come un alito di vento che fa vibrare le foglie... ed ecco l'idea, l'origine del quadro. puoi indicarci un tuo quadro nato da un "attimo fuggente".

Sull'ispirazione, spesso la mia fonte per sviluppare un'idea è quella legata alle immagini in generale: libri, riviste, foto, "ricordi" e, può sembrare assurdo ma qualche volta mi è capitato di avere una buona idea aspettando il mio turno dalla parrucchiera. Poiché mi annoio facilmente, sfoglio le riviste e proprio tra una rivista e l'altra mi "sbocciano le idee". Ho sempre con me un piccolo notes nel quale scrivo e traccio i primi appunti. Descrivo piccoli bozzetti, inserisco elementi che mi interessano. Naturalmente tutto questo percorso si muove seguendo un tema precedentemente pensato. Sembra tutto calcolato, in realtà nel momento in cui realizzo le mie immagini il percorso successivamente cambia nel momento in cui parto con la tecnica del Batik. Complice la cera che con il suo "calore": segna, definisce, "sdefinisce", rompe, dilata, diminuisce, chiude, accenna, si insinua, emerge, si ricompone, regalandomi immagini sorprendenti. LA MAGIA SI E' COMPIUTA!

9. Quando ti alzi, quando lavori, dal parrucchiere appunto, quando ti corichi la sera pensi alla tua pittura, a ciò che farai o a ciò che devi rivedere nei tuoi lavori, a ciò che devi ricordarti di prendere nota per non dimenticare… dicono che quando il tuo pensiero va spesso in tale direzione … allora è amore vero. Quanto sei innamorata di questa tua espressione artistica. Come si proietta Dina Moscato nel futuro, come ti vedi.

Alla sera quando vado a dormire effettivamente penso a quello che ho fatto durante la giornata, in particolare se sto preparando una mostra. Se la giornata è stata fruttuosa sono soddisfatta ma continuo a pensare al lavoro successivo, considerando eventualmente anche i precedenti batik per un discorso soprattutto di tematica e forse anche. di coerenza espressiva. Sia ben chiaro che, comunque dormo tranquilla. Tuttavia, recentemente ho ultimato una serie di nuovi batik, in occasione della mostra (una collettiva) a Venezia presso Centro Culturale d'Arte "La Scoletta" in San Zaccaria, per questo motivo mi sono trovata spesso ad andare a "nanna" con il pensiero della mostra. Ripensando alla tua domanda spesso penso alla mia attività anche ad occhi aperti notte e giorno!

10. Allora sei proprio innamorata!
Credo sia questo l’entusiasmo che si deve trovare in ciò che si fa. La qualità e la professionalità certamente sono impagabili e la continua ricerca conferma che sei nella giusta direzione. Ma è indispensabile mantenere sempre quella base di “meraviglia” intesa come la meraviglia di un fanciullo quando guarda il mondo. Spesso viene a mancare soprattutto quando ci si adegua dalle tendenze artistiche contemporanee che si muovono in un unico filone e tendono ad escludere dal gioco ciò che non è in linea.
Ma la passione pulsa, ed il pennello scivola veloce e parla di te. Insomma, se amore è… amore sia!
Non è così? cosa ne pensi? Qual è la strada giusta che un giovane artista deve intraprendere: la mente …. o il cuore?

La mia parola d'ordine è: “MERAVIGLIARSI senza se e senza ma"! Un giovane, oggi dovrebbe indirizzarsi verso un percorso legato ad una continua curiosità verso il mondo di ciò che lo circonda e soprattutto deve eliminare la "noia". E' fondamentale per esempio nel campo dell'arte guardare nel passato per poi trarre considerazioni e stimoli per una personale ricerca artistica. Tutto è nuovo e tutto è vecchio; l'arte delle avanguardie del '900 hanno prodotto infinite novità, trasformando l'arte accademica in ricerca, invenzione e anche in gioco. Oggi quando si visitano certe esposizioni d'arte contemporanea, vedi per esempio la Biennale di Venezia, ci si diverte molto nell'osservare certe soluzioni, installazioni o performance e nello stesso tempo mi domando quanto ci sia di vera ricerca e quanto sia semplice provocazione senza storia. In fin dei conti già il movimento artistico dei DADA nel primo novecento aveva fatto ciò che oggi "certi artisti" pensano di esprimersi sottoforma del nuovo. Quindi ribadisco il concetto di prima: AMARE LA CURIOSITA' sicuramente porta una persona lontana ed apre la mente verso saperi e culture diverse da quella che abitualmente noi vediamo e viviamo. L'ARTE è UNIVERSALE! Questa, secondo la tua opinione, può apparire come una frase retorica?

11. Certamente no!! E’ la base che ci spinge a scoprire nuove mete e ci coinvolge in prima persona. A mio dire: “VOLERE E’ VOLARE!!”

Ti invito ora a rispondere a Emanuele un ragazzo “del pubblico” che ho coinvolto mostrandogli le tue opere:

Ciao Dina, prima di avvicinarti alla tecnica del batik lavoravi con altri materiali.
Se io volessi intraprendere un percorso per conoscere l’arte del dipingere mi consiglieresti di scegliere direttamente un corso che mi insegni uno stile tipo l’olio o altro oppure sarebbe opportuno mi rivolgessi ad un corso che mi insegni il disegno ed il chiaroscuro. Ciao e grazie; comunque complimenti, Le tue opere mi piacciono molto.

Rispondo al ragazzo Emanuele che ringrazio per i complimenti. Mi sono avvicinata all'arte del Batik quando ancora frequentavo l'Istituto d'Arte nella sezione delle discipline pittoriche. In questo contesto ho sperimentato la tecnica nella sua completezza; nel corso degli anni ho modificato a seconda della mia esigenza, la tecnica stessa ,soprattutto per renderla “pittorica" e meno decorativa. Oltre agli studi superiori ho frequentato l'Accademia di Belle Arti di Bologna e qui ho imparato, sperimentato le varie tecniche tradizionali: olio. carboncino, matite, chine, fotografia, colori acrilici, utilizzati singolarmente o insieme. Il mio consiglio è molto semplice: provare a disegnare osservando ciò che ci circonda senza particolare timore di "non fare bene", rivedere gli sbagli, riprovare a ridisegnare lo stesso soggetto e poi magari modificare il soggetto in maniera personale, infine nelle fasi successive provare ad utilizzare il colore, magari usando gli acrilici.
Certo, un corso di studi per imparare l'utilizzo delle tecniche, sarebbe opportuno, dipende dalla propria esigenza personale. In ultimo, andar per mostre allarga la visione di ciò che si vuol realizzare e naturalmente anche sfogliando libri di arte, aiuta molto.

Cara Dina, siamo giunti al termine, ti invito a non rompere questo filo che ci lega tenendoci in contatto anche con la posta elettronica ogni volta avrai volta di comunicarci i tuoi futuri spostamenti e appuntamenti.
E’ necessario che tutti noi veniamo a “toccare con mano” i tuoi lavori per coglierne appieno la bellezza. Tuttavia questa nostra chiacchierata ci aiuterà anche a coglierne l’intensità e l’essenza. L’essenza di Dina!
Un caro saluto è stato un vero piacere.
Ciao a tutti, alla prossima, Marilisa



 

 



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