INTERVISTA CON GIULIA DE SERIO
A cura di Marilisa Brocca
Le
idee, le emozioni, l’identità artistica di Giulia
De Serio prendono vita nei suoi quadri, grazie ad una scelta
pittorica, che ben si contrappone alla storicità della
metodo utilizzato.
Parliamo di opere particolari, opere esclusive, dove il tessuto,
la sua tramatura ed i fili che lo compongono diventano assoluti
protagonisti così come la manualità e la sicurezza
tipica di chi non è nuova a questo tipo di lavoro.
Composizioni moderne nei colori e nelle linee che custodiscono
una tecnica ed una cultura millenaria: l’arte del tessuto
e dell’arazzo e della tintura IKAT.
Buongiorno Giulia,
ci ritroviamo dopo un po’ di tempo. Questo mi fa piacere
perché attraverso questa piccola intervista racconterai
ai nostri ospiti navigatori il tuo percorso artistico ma soprattutto
racconterai le emozioni delle tue opere.
Per elaborare le tue opere utilizzi attrezzature e materiali
speciali. Per svelarti un po’ “alla volta a chi
ci sta leggendo, potresti elencarceli?
Eccomi, mi chiedi quali attrezzature
e materiali adopero per realizzare le mie creazioni sulla
scia di Penelope? Senza disfare però!
Adopero il "pettine" ((del telaio)
per pettine s’intende l’insieme di lamelle in
metallo che serve a distanziare uniformemente i fili dell'ordito
e a trattenete/accostare la trama) attraverso il quale
non passano i nodi dei fili d'ordito (o catena insieme
di fili tesi longitudinalmente , orizzontalmente nei miei
telai a licci).
I "licci" (maglie attraverso le
quali passa il filo d'ordito (montato sul telaio), che, attraverso
il movimento dei pedali, creano il passo (quindi l'armatura)
attraverso il quale passa il filo della trama) che
creano il passaggio per la navetta (accessorio in
legno tornito che, caricato di filo, serve a introdurre i
fili di trama tra i due fasci di catena di ordito) e
del filo di "trama".
Fili, intrecci e colori per creare la base della opera che
un po’ alla volta prende forma, prima sul telaio e successivamente,
con l'intervento di filati, dei riccioli o intrecci di colori
e pennellate.
Sto parlando del tessuto che diventa quadro, dove faccio intervenire
anche pennellate, materiali differenti e riccioli anche in
rilievo che creano spessori.
Giulia, ci hai tramortito!.
Il pettine, l’ordito, i licci, (tutti nomi di materiali
per i quali ti ringrazio infinitamente di averci dato anche
una spiegazione più dettagliata), dicevo, sono tutti
materiali utilizzati attraverso un telaio. So che nel tuo
studio hai più di un telaio, alcuni anche di grande
dimensione. Ogni messa in opera raccoglie mille passaggi,
mille evoluzioni. Stiamo parlando di opere in tessuto, da
te incorniciate ed esposte come un quadro. Che bella idea!
Come sei arrivata a questo?
Sì, ho tre telai per la tessitura,
la differenza sta nell’altezza del pettine che determina
la dimensione massima del tessuto che si può realizzare.
Tra la preparazione del lavoro, che trovo più lunga
e monotona, preferisco sicuramente la creazione del tessuto,
con il suo intreccio tra ordito e trama. La trovo più
creativa e coinvolgente.
Con la scelta del tipo di filato: lana, cotone e viscose ecc,
di vari spessori, insieme alla combinazione di armature, creo
il tessuto.
Non solo comunque. Nel percorso che da un po’ di tempo
ho iniziato, incorniciando le mie opere appunto, intervengo
anche successivamente con pennellate strategiche di colore.
Sto pensando all'opera che sto realizzando ora. L’idea
è quella di creare un'unione tra quattro mattonelle
di tessuto con fili che creino un collegamento.
Mi chiedi come mi è venuta l'idea di creare quadri
di tessuto. Tutto è iniziato da una delle tante mostre
dove ho esposto tessuti per l’arredamento: l’ultima
nel marzo del 2008, a Treviso.
I miei lavori colpivano tanto per le cromie e l’elaborazione
dei disegni che mi è stata suggerita l'idea di provare
ad incorniciarli.
E’
nata quindi la voglia di esplorare questo campo per me nuovo
e che mi dava l’opportunità di rinnovare la ricerca
e la trasformazione della mia creatività.
Ora sto proseguendo su questa via.
Un suggerimento vincente visti i risultati.
Quindi da un inizio come creatrice di tessuti da arredamento
alla concezione del disegno come quadro. Credo che, quando
cominci un percorso così coinvolgente sia difficile
fermarsi e le sperimentazioni sono talmente tante da re-inventarsi
ogni volta per sorprendere e sorprenderti.
Considerato che i tuoi lavori hanno un nuovo sviluppo, sono
interessata soprattutto a capire cosa è cambiato nella
progettazione.
Se prima era l'arredamento il fine e quindi il disegno aveva
delle specifiche ben precise, ora che l'obiettivo è
molto più libero ed artistico come concili la libertà
di espressione con la rigidità, almeno così
sembra, di un telaio?
Rigidità e libertà, due
termini in apparenza in contraddizione. Secondo me se non
ci fosse uno non ci sarebbe neanche l'altro.
E' questo il percorso che cerco di fare! Partire dalla rigidità
dell'intreccio e del tessuto, inscriverlo
in una cornice e da qua liberare la fantasia con accorpamenti
di diversi tessuti, separati ma uniti tra loro da linee e
tecniche affini e con filati che uniscono tra loro le diverse
parti o ancora unire il disegno ed il colore con la tecnica
dell'arazzo. Questo lo si può vedere in anteprima anche
nelle pagine web dove ho raccolto parte dei miei lavori: in
“archivioartisti.it” sempre sul
portale “arteit.it” e che vi
invito a visitare. Questo è lo studio che sto approfondendo
in questo mio percorso.
Hai citato la tecnica dell'arazzo,
ricordiamo ai nostri lettori i tuoi studi inerenti proprio
a tale tecnica che per tanti anni hai pure insegnato. Inoltre
rientrano tra i tuoi studi l'utilizzo della tecnica ikat ed
altre tecniche. Puoi raccontarci qualcosa sulla loro storia
e come trovi spunto per la loro applicazione?
L'arazzo
è un'antica tecnica realizzata dai Gobelin nel sec.
XVII, e che, nel tempo, ha vissuto diverse alti e bassi e
hanno risentito influenze a seconda dei laboratori che li
realizzavano e del periodo storico.
La sua caratteristica e quella di tramare coprendo completamente
l'ordito. Si creano così i disegni con navettine di
filati differenti; più zone di colore esistono sulla
stessa linea di trama, più sono le navette; per cui
sulla stessa linea si possono avere tante navette ai passaggi
di colore da passare nel passo dell'ordito.
Mentre la tecnica Ikat è una tecnica di tintura dell'ordito,
originaria dei popoli malesi ed indonesiani e il suo significato
è nuvola; in quanto l'effetto dopo la tessitura e simile
ad una nuvola.
Il percorso che sto ora cercando di fare è quello di
ispirarmi ai colori della natura o alle suggestioni che quotidianamente
provo.
Parliamo della tridimensionalità delle tue opere.
Dopo aver intrapreso questo viaggio espressivo di colori,
attraverso abbinamenti colorati, spesso monocromatici ma molte
altre volte assolutamente contrastanti, come ci stai spiegando,
noto che alcune delle tue opere hanno cominciato a prendere
forme tridimensionali grazie all’inserimento di materiali.
Ecco quindi inseriti spessori importanti che giocano con la
luce e creano chiaroscuri sempre nuovi. E’ una nuova
versione, stiamo avvicinandosi un po’ ad opere/sculture?.
Raccontaci un po’….
Sì, il chiaro e scuro è
dato da effetti di luce grazie a supporti inseriti non sempre
piani ma lievemente ondulati che creano appunto giochi di
luci ed ombre. La mia idea è quella di arrivare a creare
un tuttotondo/scultura tessuta ma è una ricerca ancora
in embrione che sto sperimentando e che mi piacerà
approfondire! Per il momento tutto il mio interesse è
rivolto all'effetto del tessuto e dell'intreccio.
Stai preparando nuovi lavori
dunque. Hai in programma nuove mostre dove potremo vedere
le tue opere.
Si,
sto ultimando alcun lavori già programmati questo inverno.
Con l'allungarsi delle giornate si risveglia anche il desiderio
di rimettermi a lavorare nel mio laboratorio. Le idee sono
diverse, e la voglia di realizzarle è tanta anche se
i tempi di esecuzione sono un po’ lunghi. Ho in programma
qualche mostra, sia in “Arte in Fiera” a Carrara
a fine aprile primi maggio, che personale, non prima comunque
del prossimo autunno. Vi farò sapere le date precise.
Quando
realizzi una tua opera, una volta conclusa, hai modo di rivederla
e ripensarla?
Riguardando l'opera appena conclusa
effettivamente mi viene voglia di arricchirla con nuovi interventi
pittorici ma a volte ci penso un po’ prima d’intervenire,
per valutare meglio le sensazioni che voglio trasmettere e
comunque ciò mi è di stimolo per il successivo
lavoro da intraprendere.
Come sempre lasciamo spazio al pubblico che ha visto le tue
opere e che vuole rivolgerti una domanda.
Fabio è curioso di capire se, adesso che ti dedichi
alla pittura artistica, ti sei allontanata dalla creazione
di prodotti per l’arredamento oppure riesci a combinare
le due cose magari integrando l’una con l’altra.
Credo
di essere appena all'inizio di questa nuova sperimentazione,
o meglio, dopo un periodo di pausa, credo di aver voglia di
riprendere fondendo i due percorsi. Dall’arredamento
(tappeti, tessuti per accessori come il cuscino o lampade
in ceramica completati con inserti in tessuto), al quadro/tessuto,
che potrà diventare anche tridimensionale! Vedrò
a cosa mi porterà questo percorso.
C’è qualche cosa
di limitante nella tua tecnica che vorresti poter ampliare.
Mi spiego: non ti è mai successo, guardando opere diverse,
desiderare di raggiungere quello che con il disegno e i colori,
un altro artista riesce a realizzare.
Sì, guardando un altro artista,
sia che sia un pittore che uno scultore o architetto, sento
il desiderio di sperimentare cose nuove e altre tecniche,
anche se mi rendo conto che con la tessitura ancora si è
molto legati alla tradizione più comune.
Mi spiego meglio: nella mostra personale che ho fatto a Palazzo
Scotti, che tu Marilisa hai presentato, i visitatori sono
rimasti più colpiti dai tessuti per l’arredamento
piuttosto che quelli realizzati per i quadri. Mi piace sviluppare
anche l'aspetto artistico del tessuto ma ora, non avendo altre
ispirazioni dirette in questo senso, mi trovo a percorrere
una strada sperimentale partendo da zero, approfondendo la
mia arte dell'intreccio. Le idee ci sono e ti farò
sapere quando le esporrò.
Tuttavia, posso dire che francamente non trovo limitante la
mia tecnica anche perché quando inizio un lavoro anch’io
parto magari osservando la natura, cerco di riportarla sul
mio telaio, tramando e riproponendo le sensazioni collegate
al cielo al mare o al prato e creo quelle sfumature che proporrei
se usassi i colori.
Spesso siamo troppo legati ai luoghi comuni. Tessuto uguale
ad arredamento, colore uguale disegno, quadro…. A mio
avviso l’originalità sta proprio nella versatilità
dell’opera stessa e l’arte è talmente flessibile
che ogni pensiero, ogni desiderio si può realizzare.
C’è qualche autore dal quale prendi ispirazione?
Non c'è un autore in particolare
a cui mi ispiro, mi è capitato a volte di soffermarmi
su Mondrian o sugli astratti; ai disegni geometrici o composizioni
di figure concentriche e giochi di colori. Mi hanno colpito
le opere di Scarpa Carlo e di Wright Frank Loyd.
Comunque è utile a volte ispirarsi a qualcuno che ha
già portato avanti un percorso per poi partire con
una propria rielaborazione, creando nuove opere e allora VIA
con nuove idee......
Abbiamo concluso questa chiacchierata.
Ti ringrazio per la disponibilità e colgo l’occasione
per invitare tutti a seguire Giulia De Serio lungo questo
suo cammino artistico, nel quale mette tutta la propria professionalità
al servizio dell’arte attraverso forme espositive originali
e versatili.
Ciao Giulia ed in bocca al lupo.